Lego e plastica riciclata

Il mito del riciclo della plastica. Sappiamo proprio tutto?

Niels Christiansen, amministratore delegato della Lego Group, ha dichiarato ai giornalisti del Financial Times che la società ha abbandonato il tentativo di produrre i famosi mattoncini colorati a partire dalle bottiglie di plastica riciclata perché dai test condotti risulta che il processo inquina di più rispetto all’utilizzo di petrolio. (1)
L’amministratore delegato ha affermato, in particolare, che non è stato possibile trovare un materiale “magico” o un nuovo materiale in grado di risolvere la questione legata alla sostenibilità. 

Nella fase sperimentale, si è constatato che per indurire la plastica ricavata dalle bottiglie, che è più morbida di quella necessaria per i mattoncini Lego, è indispensabile aggiungere ulteriori sostanze. Questo comporta un aggravamento del processo di lavorazione con maggiore consumo di energia. Pertanto, complessivamente, il processo risulta più inquinante. 

Ogni anno la società Lego produce miliardi di mattoncini e per l’80% utilizza petrolio.

Volendo affrancarsi da questa dipendenza e orientarsi verso soluzioni più ecosostenibili, nel 2021, dopo alcuni anni di studi con risultati sperimentali che sembravano incoraggianti, la Lego aveva annunciato l’avvio di un progetto per produrre i mattoncini dal riciclo della plastica. 

La notizia, come spesso accade quando si parla di riciclo, era stata accolta con particolare entusiasmo. L’Ansa, ad esempio, scriveva: “Lego, ecco il mattoncino in plastica riciclata. L’obiettivo rendere tutti i prodotti sostenibili entro il 2030. Svolta verde in casa Lego.” (2)

Sebbene le plastiche siano quasi tutte costituite da composti organici artificiali, c’è una notevole differenza nella loro composizione chimica. Questa varietà causa numerosi problemi ambientali e costi energetici nel processo di riciclo. Studi anche recenti dimostrano che, in generale, il riciclo non risolve l’inquinamento chimico causato da questi materiali. Nelle fasi di lavorazione e trasformazione si producono microplastiche che sfuggono in quantità smisurate ai sistemi di filtraggio, inquinando così le acque. 

Inoltre, le sostanze tossiche, contenute nella plastica di partenza, come pesticidi, diserbanti, detergenti, possono trasferirsi in quella riciclata, contaminando l’intero impasto. La contaminazione può avvenire anche per contatto indiretto nelle fasi di recupero delle plastiche. In breve, tutto ciò che entra nella catena del riciclaggio può contaminare la plastica riciclata con più sostanze chimiche anche tossiche. (3)

Solo attraverso attente verifiche e con prove effettive, realizzate in impianti pilota, e analizzando ogni fase dell’intero processo, è possibile fare una valutazione realistica per determinare se è opportuno o meno riciclare la plastica. 

Va evidenziato che la Lego Group è una società privata a conduzione familiare che ha ogni interesse a controllare se un processo produttivo è più vantaggioso di un altro, perché utilizza soldi propri.

Accertato che i risultati non corrispondevano alle aspettative, pur assicurando che continueranno a cercare soluzioni più sostenibili per l’ambiente, la Lego ha giustamente rigettato l’idea iniziale, anche se sembrava valida e anche se i test di laboratorio avevano dato riscontri positivi.

Purtroppo, non sempre si prende atto degli effetti reali, perseverando nell’errore.

Capita, ad esempio, quando di mezzo ci sono gli incentivi statali, che riescono a mascherare i fallimenti di idee che appaiono interessanti a livello concettuale, ma che all’atto pratico sono del tutto disastrose.

Le plastiche, è noto a tutti da tempo, rappresentano uno dei più grandi problemi del Pianeta.

L’inquinamento da microplastiche è ormai diffuso nella maggior parte degli ecosistemi. Le enormi discariche di rifiuti galleggianti, che si osservano nei mari e negli oceani di tutto il mondo, sono costituite prevalentemente da plastiche. 

Ma c’è di più, come ha dimostrato un recente studio, le microplastiche presenti negli oceani sono trasportate dai venti in quota insieme all’acqua: è stato verificato che esse sono presenti anche nelle nuvole. Ciò significa che le microplastiche possono influenzare la formazione delle nuvole e di conseguenza agire anche sui cambiamenti climatici. (4) 

In conclusione, il riciclo non è una soluzione e dunque anziché puntare ossessivamente sulla cosiddetta virtuosa economia circolare, si devono ridurre i consumi delle plastiche. 

  1. https://www.ft.com/content/6cad1883-f87a-471d-9688-c1a3c5a0b7dc
  2. https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/rifiuti_e_riciclo/2021/06/27/lego-ecco-il-mattoncino-in-plastica-riciclata_e2d76c7c-b1b5-42ce-a8c4-3b800e034163.html
  3. https://www.greenpeace.org/usa/wp-content/uploads/2023/05/GreenpeaceUSA_ForeverToxic_ENG.pdf 
  4. https://link.springer.com/article/10.1007/s10311-023-01626-x

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