La sovranità rapita

Il 16 marzo 1978, quarantacinque anni fa, il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro veniva rapito in una sparatoria in cui morirono tutti I militari della scorta; dopo 55 giorni di prigionia veniva ucciso e riconsegnato dentro il cofano di un’autovettura Renault 4 rossa, da allora un’icona miserevole di una vicenda tragica umanamente e destabilizzante politicamente.

Il rapimento interruppe un processo politico che aveva portato il Partito Comunista a dialogare con (parte della) la DC. Dalla proposta di ‘compromesso storico’ del 1973 di Berlinguer, alle ‘convergenze parallele’ ipotizzate da Moro qualche tempo dopo, il PCI proprio il 16 marzo 1978 era pronto a votare la fiducia al governo Andreotti, un monocolore DC da cui però sarebbero comunque rimasti fuori i comunisti e laici da loro proposti.
Un processo faticoso, per molti versi controverso e con ampie aree ‘grigie’, ma sicuramente malvisto sia da Washington che da Mosca, allergici a ogni istanza “autonomista” della classe politica italiana.

Per decenni la versione ufficiale ha continuato a narrare il caso quale conseguenza di un atto terroristico radicale di estrema sinistra, operato dal gruppo delle Brigate Rosse, volto ad impedire la concretizzazione del ‘consociativismo’ e la conseguente potenziale perdita di potere contrattuale da parte dell’opposizione.

Tre commissioni di inchiesta si sono susseguite dal 1979, lavorando per anni e regolarmente mantenendo il segreto su parte degli atti considerati, lasciando il racconto incompleto ed incoerente.

Il giornalista di inchiesta Paolo Cucchiarelli è invece andato a fondo nella raccolta ed esame di relazioni, prove, indizi e testimonianze. Ne ha ricostruito un quadro coerente e destabilizzante, che prevede una moltitudine di attori – anche all’interno della stessa DC – consapevoli della posta in gioco e a conoscenza di molti elementi potenzialmente utili per tentare un rilascio di Moro.

La ricostruzione di Cucchiarelli prevede un ruolo centrale e proattivo da parte dei servizi segreti italiani, della CIA e in particolare di alcuni suoi rami particolarmente esposti ad interessi di grandi attori economici internazionali privati.  Lavorando in stretta collaborazione con il giornalista, il regista Tommaso Minniti ha trasformato questa inchiesta complessa e frutto di decenni di studio in un docufilm di circa 2h (2h30 nella versione originale) uscito nel 2021.

Tale narrazione degli eventi, dei diversi soggetti coinvolti, e in particolare degli esecutori e dei plausibili mandanti del rapimento, risulta anche molto coerente con l’evoluzione delle politiche italiane interne e internazionali successive al 1978, che in tutti i settori appaiono progressivamente sempre più sganciate dal perseguimento di interessi nazionali e di dividendi positivi per il popolo italiano, e sempre più asservite al vantaggio della finanza internazionale e ai piani militari statunitensi e della NATO.

Il caso Moro

“Il 16 marzo 1978, qualche minuto prima delle nove, l’onorevole Aldo Moro esce dal portone numero 79 di via del Forte Trionfale. Sono ad attenderlo la 130 blu di rappresentanza e un’alfetta bianca con la scorta. Il presidente deve recarsi alla Camera dei deputati, dove l’onorevole Andreotti presenterà il nuovo governo e ne dichiarerà il programma.

Di questo nuovo governo, che sarà il primo governo democristiano sorretto anche dai voti comunisti, l’onorevole Moro è stato accorto e paziente artefice. Ma c’è inquietudine sia nel Partito Comunista, deluso dalla presenza nel nuovo governo di vecchi e non molto stimati uomini della Democrazia Cristiana, sia in quella parte della Democrazia Cristiana che teme il realizzarsi del cosidetto compromesso storico; ”

Leonardo Sciascia, L’affaire Moro 1978

VITA al Capranichetta il 9 Maggio 2023 con l’evento “La Sovranità Rapita e Sovranità Immaginate”

VITA al Capranichetta il 9 Maggio 2023 con l’evento “La Sovranità Rapita e Sovranità Immaginate”

L’evento si divide in due sessioni: “La Sovranità Rapita”, la mattina, con la proiezione di scene scelte dal Docufilm “Non è un caso, Moro” e “Sovranità Immaginate” momento generativo in cui VITA dialoga con la società civile e politica per discutere sui temi di Pace, Biodiversità, Economia e Linguaggio.


Il Memoriale

Aldo Moro scrive appunti e lettere a mano durante i 55 giorni della sua prigionia. 

Quello che sarà recuperato, nel 1978 e nel 1990 è chiamato Memoriale Moro. 

“La sua prima lettera arriva la sera del 29 marzo, dalle Brigate rosse recapitata assieme al loro terzo comunicato. È indirizzata a Francesco Cossiga, ministro degli Interni. Moro scrive «in modo molto riservato». Indubbiamente la riservatezza gli è stata, dai suoi carcerieri, assicurata. Ma le Brigate rosse spiegano: «Ha chiesto di scrivere una lettera segreta (le manovre occulte sono la normalità per la mafia democristiana) al governo ed in particolare al capo degli sbirri Cossiga. Gli è stato concesso, ma siccome niente deve essere nascosto al popolo ed è questo il nostro costume, la rendiamo pubblica». ”

Leonardo Sciascia, L’affaire Moro 1978

Lettera Aldo Moro

Lettere di Aldo Moro #3

“Non tutti i giornali pubblicano la lettera. E la pietà, anche se qualcosa sommuove, non prevale.

Interviste

Non è un caso, è un progetto politico. Intervista in tre atti. VITA e Tommaso Minniti

In occasione della proiezione del docufilm “Non è un caso, Moro” Sabrina Aguiari, Domenico D’Amico e Manuela Serantoni intervistano l’autore Tommaso Minniti.

“Seminare il seme giusto al momento giusto promette frutti, ma se lo fai al momento sbagliato e con strumenti sbagliati produrrà frutti marci. Quello che stanno preparando è un enorme compromesso spirituale e temporale, la somma delle ingiustizie. Le consapevolezze noi le avremo, malgrado noi. I veri mandanti del delitto Moro siamo noi, così come ci hanno voluto: lo scopo era averci in questo modo, la morte di Moro non è stato un incidente per cui noi abbiamo l’Italia di oggi, è per avere questa Italia e questa Europa che è stato ucciso Moro. Non è un caso, è un progetto politico, per far si che noi fossimo quelli che stiamo diventando oggi. Siamo i veri mandanti perché eravamo noi lo scopo, non Moro.”

16 Marzo 1978, Cosa accade in Via Fani? Intervista in tre atti. VITA e Tommaso Minniti

In occasione della proiezione del docufilm “Non è un caso, Moro” Sabrina Aguiari, Domenico D’Amico e Manuela Serantoni intervistano l’autore Tommaso Minniti.

Con Domenico D’amico ripercorriamo tutta la storia del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro: i fatti di Via Fani, i 55 giorni di prigionia e la morte di Moro, rivisti attraverso l’inchiesta di Paolo Cucchiarelli.

16 MARZO 1978 Moro esce con la sua scorta, dopo 5 minuti è in Via Fani. La macchina della scorta viene bloccata. Cosa accade in Via Fani? “Del rapimento di Moro in Via Fani ci sono ancora tante cose da capire e da dire. Sicuramente c’è la presenza di una entità esterna, che noi abbiamo individuato nella CIA clandestina. C’è la presenza di un aereo che parte dalla Libia e riparte dopo la strage. C’è la presenza di un elicottero, le cui foto saranno poi trafugate. Tutte queste ipotesi presentano un quadro realistico con la presenza delle Brigate Rosse come forza d’appoggio e la presenza di una entità esterna che realizza il colpo. Via Fani è forse l’aspetto ancora più delicato di tutta la vicenda.”

Via Massimi, Via Gradoli, Fregene, Palo Laziale: i luoghi della prigionia di Moro.

In occasione della proiezione del docufilm “Non è un caso, Moro” Sabrina Aguiari, Domenico D’Amico e Manuela Serantoni intervistano l’autore Tommaso Minniti.

“Tutti sanno: lo Stato sa, i servizi segreti sanno dov’è Moro. 

Il monitoraggio dei servizi riguarda sia la vittima sia il carnefice, le BR strette dalla strategia dell’uomo di Kissinger sono costrette a muovere il prigioniero più volte . La sabbia sulla giacca, residui vegetali sotto le suole delle scarpe e le ruote della Renault 4; le testimonianze dirette dei protagonisti raccontano una tragica verità: Moro compie una vera e propria Via Crucis dal suo rapimento fino all’ultima prigione a Roma in un appartamento al Ghetto ebraico vicinissima a Via Caetani, dove poi verrà trovato il corpo. Aldo Moro, avvertito anni prima da Kissinger, ha proseguito nel percorso che è stata la sua condanna: l’indipendenza della politica italiana, cosa che l’Italia non aveva allora  e non ha tutt’oggi.”

“La trattativa finale” Intervista in tre atti. VITA e Tommaso Minniti

In occasione della proiezione del docufilm “Non è un caso, Moro” Sabrina Aguiari, Domenico D’Amico e Manuela Serantoni intervistano l’autore Tommaso Minniti.

Con Domenico D’amico ripercorriamo tutta la storia del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro: i fatti di Via Fani, i 55 giorni di prigionia e la morte di Moro, rivisti attraverso l’inchiesta di Paolo Cucchiarelli. 

30 APRILE 1798, Le BR braccate giocano l’ultima carta e arriva la telefonata a casa Moro in cui Moretti da un ultimatum alla famiglia e alla DC. Quest’ultima parte della trattativa è decisiva e porterà al tragico esito finale del 9 maggio. “Le trattative c’erano e ci sono state, la trattativa finale è portata avanti da Paolo VI attraverso Don Curioni. Moro è nel garage di Via del Governo Vecchio, la trattativa sta andando in porto, in attesa. Ma arriva un ordine perentorio: Moro non può restare vivo.”

Un gioco a carte scoperte. Intervista a Paolo Cucchiarelli

A cura di Domenico D’Amico e Manuela Serantoni

Paolo Cucchiarelli, autore dei libri “Morte di un Presidente” e “L’ultima notte di Aldo Moro” da cui Tommaso Minniti ha tratto il docufilm “Non è un caso, Moro” ci ha accolti nella sua casa per raccontarci le sue inchieste sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Il secret team, la dimensione internazionale, il segreto di stato: la ridondante ambiguità che ha caratterizzato la vicenda Moro. Non è un segreto, oggi tutti sappiamo che liquidare un uomo ha significato liquidare tutto un progetto politico, la storia racconta l’uccisione del più eminente uomo politico della Repubblica Italiana da parte di una realtà esterna che scavalca il potere dello stato italiano. “Moro viene ucciso per tante ragioni: perché rappresenta la libertà energetica rispetto al petrolio, una autosufficienza che permettesse lo sviluppo; per la sua politica nei confronti del Partito Comunista, in uno scenario fortemente polarizzato. Moro viene ucciso perché è un uomo del dialogo e chi punta allo scontro odia soprattutto gli uomini del dialogo.”

furlan, cunial, corrial la sovranità rapita

La Sovranità Rapita Parte 1 Margherita Furlan Intervista Sara Cunial e Linda Corrias

La sovranità rapita Roma 9 maggio Sala Capranichetta

 MODERA E INTERPELLA Margherita Furlan, Giornalista, Direttrice de “La Casa del Sole TV” Proiezione e dibattito su una selezione di scene del docufilm “Non è un caso, Moro” Sara Cunial, Presidente di VITA Coltivare nuove sovranità individuali e comunitarie dal patto sociale infranto Linda Corrias, Avv., Consiglio di Presidenza VITA La Costituzione Italiana tra potenzialità inattuate e limitazioni strutturali e storiche della sovranità nazionale “La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi” Aldo Moro

Margherita Furlan, Giornalista, Direttrice de “La Casa del Sole TV” intervista Claudio Signorile

La sovranità Rapita Parte 2 Furlan intervista Signorile

La sovranità rapita Roma 9 maggio Sala Capranichetta

MODERA E INTERPELLA Margherita Furlan, Giornalista, Direttrice de “La Casa del Sole TV” Proiezione e dibattito su una selezione di scene del docufilm “Non è un caso, Moro” Interviene l’On. Claudio Signorile, ex deputato del Partito Socialista durante gli anni di Aldo Moro: “Il popolo italiano è diventato sempre meno attento alle condizioni strategiche del paese. Parliamo di cose irrilevanti e non delle cose vere di cui viviamo o moriamo, come nazione, come paese, come economia e come soggetto politicamente attivo. La crisi del sistema politico ha avuto come sua prima conseguenza il venir meno di questa consapevolezza, dei ruoli che si devono esercitare e delle cose intorno a noi, ce ne renderemo contro tra qualche anno: la questione della guerra in Ucraina, questione di vita o di morte, è il punto cruciale di un equilibrio che riguarda il versante europeo di cui facciamo parte e viene trattata con indifferenza. La colpa di questa indifferenza non è solo del popolo ma dei suoi dirigenti, che dovrebbero stimolare, formare, dare identità e visibilità ad una coscienza diffusa che in questo momento non c’è.”

Margherita Furlan, Giornalista, Direttrice de “La Casa del Sole TV” intervista Paolo Cucchiarelli, giornalista e autore di "L'ultima notte di Aldo Moro" e "Morte di un Presidente"

La Sovranità Rapita Parte 3, Margherita Furlan intervista Paolo Cucchiarelli

La sovranità rapita Roma 9 maggio Sala Capranichetta

La sovranità rapita Roma 9 maggio Sala Capranichetta MODERA E INTERPELLA Margherita Furlan, Giornalista, Direttrice de “La Casa del Sole TV” intervista Paolo Cucchiarelli, giornalista e autore di “L’ultima notte di Aldo Moro” e “Morte di un Presidente” Proiezione e dibattito su una selezione di scene del docufilm “Non è un caso, Moro” Margherita Furlan “Non viviamo in un bel mondo, mi pare di capire…” Paolo Cucchiarelli: “No, non è un bel mondo perché i meccanismi di controllo (del potere) e soprattutto quelli di riflessione non sono più attivi, talmente rapidi e contratti da non permettere alcun dialogo, alcun confronto. I problemi non vengono nemmeno percepiti, nemmeno visti. Le stragi non servono più: gli equilibri economici sono talmente palesi sotto gli occhi di tutti che non c’è bisogno di alcun mandante occulto. I mandanti sono sotto gli occhi di tutti, per chi li vuole vedere, ovviamente.”

il saluto ai ragazzi di Tommaso Minniti, regista di "Non è un caso, Moro"

La sovranità rapita, il saluto ai ragazzi di Tommaso Minniti, regista di “Non è un caso, Moro”

La sovranità rapita Roma 9 maggio Sala Capranichetta

Tommaso Minniti “Siate diversi! Le cose che via accadranno nella vostra vita non sapete dove vi porteranno, ma probabilmente le cose migliori le farete senza capire bene il perché lo state facendo. Ma se usate come bussola l’adesione alla verità non sbaglierete mai. Vivete in un mondo con infinite possibilità, senza silenzio, siete nella società delle libertà, vi dicono che tutto è possibile, che potrete fare tutto, eppure senza un’orizzonte, la bussola e i muscoli per farlo, non farete che poche bracciate in questo oceano. Questo momento della storia italiana ci riguarda molto da vicino, La forma più intima di paese è la nostra coscienza, se non sarete voi a costruire la vostra coscienza chi lo farà?”