ITALIA: NEUTRALITA’ COME NECESSITA’ STORICA 

Introduzione

E’ ormai da qualche anno che le tensioni militari sono andate via via crescendo nel mondo: prima il nord Africa, poi la Siria, ora l’Ucraina, passando per lo Yemen, per la ‘solita’ martoriata Palestina e di nuovo, speriamo di no, i Balcani. 

Già gli anni novanta erano stati un periodo molto turbolento: l’Iraq in primis, con tutto ciò che ha comportato quella guerra in termini di vite umane; ma a lasciare un segno indelebile nelle nostre coscienze è stata soprattutto la guerra nei Balcani, così lunga e tragica e così vicina ai nostri confini, con popoli nostri fratelli a combattersi fra loro. Tragica fu la partecipazione dell’Italia nella primavera del 1999 ai bombardamenti, lunghi mesi, delle città serbe, in particolar modo Belgrado; decisione scellerata e criminale del governo D’Alema presa al di fuori di qualsiasi intesa in ambito Onu, a sostegno dell’attacco aereo di Washington/Nato contro la Jugoslavia. 

Un vero e proprio atto di guerra, un attacco aereo verso un Paese sovrano, nel cuore dell’Europa, con le bombe tirate dal cielo anche sulla popolazione civile (criminale tradizione tipicamente anglo-americana)

E proprio questa idea della guerra nel cuore dell’Europa è entrata oggi sempre più nel novero delle possibilità concrete, non è più solo un’ipotesi astratta: il riferimento non è solo a ciò che si va sviluppando tra Russia e Ucraina, ma anche le continue scintille tra Serbia e Kossovo, con tensioni che sono ormai altissime; e poi gli attriti tra Polonia e Russia, tra Ungheria e i paesi confinanti, quelle più periferiche fra Grecia e Turchia: tutto contribuisce ad accrescere le paure di un nuovo e più grande conflitto in Europa.

Uno scenario che coinvolge già direttamente il nostro Paese, impegnato da febbraio 2022 nell’invio di ‘aiuti militari’ vari al governo ucraino, che formalmente risulta “aggredito” dalla Federazione Russa, ma che sappiamo essere da molto tempo aggressore delle popolazioni russofone del Donbass e autore di atrocità inenarrabili, specie con i battaglioni di chiara ispirazione nazista. 

Abbiamo di recente scoperto, dalle parole di Angela Merkel, che gli accordi di Minsk erano solo una ‘trappola’ che serviva al governo ucraino e alle forze Nato ‘per prendere tempo’. La Federazione Russa però, parzialmente in linea proprio con quel trattato, è intervenuta a sostegno delle minoranze russofone, dando però l’avvio a un conflitto che sembra infine soddisfare le tragiche ambizioni del fronte occidentale: un fronte di guerra da usare come ‘alibi’ di ogni cosa, a cominciare dalle disastrate economie europee, probabile vero obiettivo di Washington. 

La scelta italiana di inviare ‘aiuti militari’ ovvero armi, reiterata nel 2022 per ben nove volte prima dal governo Draghi e poi già due volte dal governo Meloni, è di nuovo criminale, come ai tempi dei bombardamenti su Belgrado: specie per un Paese che ha nella propria carta costituzionale una precisa prescrizione che prevede, all’art. 11, di ripudiare la guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

ITALIA PAESE OCCUPATO E BELLIGERANTE

Bisogna qui sottolineare una banalità: la posizione dell’Italia, con la sua attiva ed entusiastica partecipazione alla Nato in qualità di paese fondatore, è (e lo è ormai da decenni) nella sostanziale posizione di nazione belligerante, che affianca alla bisogna l’alleato americano – inutile dirlo, il vero Padrone della Baracca –  nelle sue azioni di guerra nel mondo, volte a consolidare il suo impero planetario, seminando morte e violenza ovunque, spesso in modo vigliacco, ossia per procura. E il fronte ucraino è tra le più classiche delle guerre per procura: guerra vera per i  russi del Donbass e per gli ucraini, per la povera gente, ma un macabro gioco o chissà cosa per le rispettive èlite e centrali di comando: anche perché paradossalmente non mancano i segnali di un’intesa di fondo fra Washington e Mosca. Quindi che gioco si sta giocando, sulla pelle della povera gente? E che ruolo a questo punto gioca il nostro Paese, in questo scenario da tragica operetta, dove i tristi protagonisti sono tutti arzilli vecchietti in cerca di gloria più o meno eterna?  

Intanto non mancano le tifoserie, che si sgomitano e dar ragione a l’una o l’altra parte, senza voler capire che di base quello che si gioca è il vecchio gioco del potere sullo scacchiere internazionale: quello di guadagnare prima tempo e poi spazio per auto-perpetuarsi, a discapito della vita delle persone. E che l’unica soluzione realmente auspicabile è un immediato cessate il fuoco. 

Ma quello che più si vuole più mettere in evidenza è una cosa semplice: la posizione di vassallaggio comporta per l’Italia altri numerosi fardelli, oltre a quelli che vengono imposti ai popoli aggrediti in giro per il mondo: l’occupazione di ampie e strategiche parti del territorio da parte delle basi Nato e della basi di Washington. Dagli elenchi più consolidati nel tempo, risultano al momento 113 le basi operative in Italia (ma la Rai parla di 120 più 20 segrete); alcune di esse – come quelle di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) – custodiscono decine di bombe atomiche di ultima generazione, che rendono il nord-est Italia un obiettivo strategico primario di eventuali nemici in caso di conflitto aperto.

Le Basi NATO e USA in Italia

Enormi questioni sono quindi aperte in tanti altri siti militari Usa/Nato: enorme inquinamento ambientale in Sardegna nei campi di esercitazione della base di Teulada (secondo campo di esercitazione in Europa) e di Capo Frasca; occupazione di enormi territori a Livorno con Camp Darby (duemila ettari, il più grande arsenale di guerra Usa fuori dai confini domestici), gigantesco inquinamento radio e ambientale a Niscemi (con conseguenze del tutto inesplorate sulla salute della popolazione locale), con il centro Muos della rete di controllo radio e satellitare Usa, centro strategico e grande orecchio della rete planetaria americana. E poi le basi di Vicenza nel cuore del territorio cittadino, con la base aerea Usa della 173 brigata aerotrasportata, la più grande d’Europa e testa di ponte per Africa e Medio Oriente.  (da ricordare che nel 2014 Vicenza fu la base americana di quarantena dei soldati Usa di ritorno dal più grande focolaio africano di Ebola degli ultimi anni: focolaio che per inciso si sviluppò vicino a uno dei centinaia di biolab militari americani sparsi nel mondo.)

L’Italia è quindi di fatto un Paese occupato e in costante stato di belligeranza, con il pieno consenso dei governi che via via si sono succeduti, fino agli entusiasmi del governo Meloni che ha come Ministro della Difesa un commerciante di armi e che nella persona del Presidente del Consiglio dichiara all’Agi il 29 dicembre scorso: “confermo la volontà dell’Italia di mantenere gli impegni presi con la Nato”. Confermare è un eufemismo; perché l’Italia aumenta in modo costante le proprie spese militari, che comprendono il cosiddetto ‘burden sharing’, ovvero la condivisione delle spese dell’occupante yankee, che ci addebita una parte importante delle proprie spese che sostiene per occupare il nostro territorio (circa il 37% delle spese). Il conto totale è salatissimo, e solo nell’ultimo anno è aumentato di circa 800 milioni di euro. A sollecitare l’aumento di questi capitoli di spesa è sempre Washington, sempre famelica nel chiedere ai suoi vassalli di contribuire, spremendoli fino all’osso anche i loro bilanci: sempre di più perché sempre più violenta è la sua minaccia al mondo e sempre più alta la sua spesa militare. 

Spesa militare in Italia nel 2023

Il grado di asservimento dell’Italia si è d’altronde sempre misurato con numerose e pesanti ingerenze del governo Usa nel territorio italiano, più o meno segrete, che sono spesso passate attraverso le basi americane, come quella appena detta su Ebola; una delle meno conosciute e più antiche è la circolare Trabucchi, vecchia ormai di 63 anni e mai cancellata, secondo una recente dichiarazione al Corriere della Sera del successore nel 1963 dello stesso ministro delle Finanze Trabucchi, ovvero l’ex Ministro Rino Formica. La circolare, secondo le parole dello stesso Formica,  scritta da “Trabucchi nel giugno 1960, durante i fatti di Genova con il governo Tambroni, accettò una richiesta degli americani, evidentemente molto preoccupati, che ottennero, con una circolare del ministro delle Finanze, che negli uffici doganali delle basi americane venissero sostituiti i doganieri italiani con quelli statunitensi. Di lì passò tutto l’armamento in Italia. Passò attraverso le basi militari americane. Entrava e usciva. E la circolare Trabucchi non fu mai abolita”.  

E chissà cosa è passato in tutti questi anni per quelle dogane.  Un Paese groviera, permeabile a qualsiasi cosa salti in mente al padrone Usa: dall’ovvio traffico di armi messo in evidenza da Formica, al meno ovvio traffico di stupefacenti che molti dicono invece essere attività ordinaria di molte basi a stelle e strisce, per fare cassa occulta, specie considerando il via vai di voli aerei da Kabul che aveva come punto di snodo anche le basi italiane, impegnate molto attivamente per venti anni nell’operazione ‘Enduring Freedoom’ (sic!); e poi chissà cos’altro.  

Le basi NATO in Italia

QUESTIONE DI SICUREZZA NAZIONALE, PER LA CITTADINANZA

E poi ancora i bio-laboratori, potenziali bombe batteriologiche: dalla recente indagine del giornalista Franco Fracassi, sappiamo che la base di Sigonella ospita uno di essi, quindi certamente di tipo militare; a Trieste invece, una partnership tra ICGEB (UNIDO/ONU, Bill and Melinda Gates Foundation, Genethon, New England Biolabs Inc.) con l’Università ha dato vita a un’altra struttura simile, questa volta ‘civile’, che gode però stranamente di immunità diplomatica, risultando impermeabile a qualsiasi indagine. E altri progetti similari vanno avanti: Pesaro, Pisa e L’Aquila i prossimi territori/obiettivo.
Ecco quindi che la questione neutralità e quindi la conseguente uscita dell’Italia dalla Nato e della Nato dall’Italia, diventa una questione di sicurezza nazionale: ed è forse solo un primo passo, nel quadro di rapporti internazionali dove la sovranità del popolo italiano è ormai confinata sulla carta, quindi è lettera morta. Questione di sicurezza di un intero Paese si diceva: un Paese che, finalmente libero dalle follie del Padrone, possa ambire a una reale e concreta politica di pace e a un ruolo di mediatore dei conflitti ma soprattutto possa creare un’economia e un politica sociale di vita e non di morte. Un Paese che possa essere finalmente libero a casa propria, libero da ingerenze ambientali, territoriali, sanitarie, sociali ed economiche, oltre che militari.
Un Paese che non debba spendere per armi, guerre (e quindi morte) le cifre esorbitanti evidenziate più sopra, che potrebbero invece essere usate per costruire scuole, ospedali, cultura e per mettere a posto l’eterno dissesto idrogeologico lungo tutto lo Stivale.

Conclusioni

Molti a leggere queste ipotesi sorrideranno, beffardi, accusando di ingenuità: come non si esce dalla Mafia, così risulterebbe impossibile anche solo pensare di poter uscire dalla Nato, senza pagare per questo un prezzo politico e geopolitico indicibile. Ed è probabilmente vero; ma la scelta in realtà è un’altra: quella di morire certamente per mano del Padrone guerrafondaio in preda al delirio di onnipotenza o invece quella di provare a sopravvivere come Paese e Comunità consapevole e libera.
Sono due scelte ben precise, che si escludono a vicenda.
La scelta di divenire un Paese neutrale è molto difficile, politicamente: si tratta di costruire una volontà politica forte; un compito questo realmente arduo, perché viviamo da decenni in una perenne e potente Sindrome di Stoccolma, vittime inconsapevoli e semi-gaudenti del nostro carnefice e della sua propaganda, che i nostri media e ‘intellettuali’ replicano fino allo stordimento. Ma la neutralità non è una chimera irraggiungibile: molti Paesi hanno raggiunto da tempo questa posizione, e possiamo ben prendere esempio dai nostri vicini austriaci, neutrali già dagli anni ’50 in piena guerra fredda, che hanno ridotto al minimo le spese militari e usano il proprio esercito soprattutto per scopi sociali e di ordine pubblico. Bisogna però essere chiari ed onesti: il Padrone americano, al solo pronunciamento della parola neutralità italiana, va su tutte le furie. Non ci è permesso essere indipendenti e ancor meno pensare all’uscita definitiva dei cowboys dal nostro territorio ‘sovrano’.
E quindi chiunque provi a inserire in agenda un tal argomento, rischia tantissimo a livello politico ma anche a livello personale. Questa realtà però non rende meno necessaria la neutralità del nostro Paese, la rende anzi indispensabile: specie in questo momento storico nel quale è ormai chiaro che Washington (e Londra..) ha deciso di alzare il tiro a livelli senza precedenti e quindi il rischio di essere coinvolti direttamente in teatri di guerra aperta diventa sempre più concreto.

Ne va della vita di tutti noi. 

RIFERIMENTI:
https://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/politica/2023/02/02/kosovo-vucic-ribadisce-difesa-interessi-nazionali-serbia_01592109-a3f1-479e-b432-908474d88a81.html
https://www.voltairenet.org/article205761.html
https://www.youtube.com/watch?v=1uEfIgTe4BE
http://www.lavocedellevoci.it/2022/12/14/angela-merkel-e-loccidente-ad-aver-tradito-gli-accordi-di-minsk/
https://parstoday.ir/it/news/world-i322720-crisi_ucraina_ci_sara’_un_cambio_rotta_da_parte_degli_usa
https://www.rainews.it/articoli/2022/06/le-basi-americane-della-nato-in-italia-da-sigonella-a-vicenza-2fdd797a-3941-43a9-afcd-ba5597eab4e1.html
https://www.voltairenet.org/article218703.html
https://www.milex.org/2022/12/02/spese-militari-italiane-aumento-anche-2023/
https://www.ilprimatonazionale.it/wp-content/uploads/2015/10/12027633_1647146608894314_2369315636847182618_n.jpg
https://www.youtube.com/watch?v=Xx4DlMFyhqM
https://www.nogeoingegneria.com/librifilms/basi-nato-in-sardegna-tra-veleni-radiazioni-e-omerta-istituzionali/
https://magazine.cisp.unipi.it/camp-darby-il-convitato-di-pietra-che-nessuno-vede/
https://www.nomuos.info/
https://www.emergency-live.com/it/news/ebola-ecco-cosa-succede-dentro-alla-caserma-del-din-di-vicenza/
https://www.corriere.it/cronache/19_luglio_07/prigione-moro-statonon-ha-voluto-trovarla-f4cbe5d8-a0e0-11e9-b20c-12356eab285e.shtml
https://www.counterpunch.org/2014/11/07/the-cia-and-drugs-inc-a-covert-history/
https://www.lindipendente.online/2022/06/24/il-governo-concede-limmunita-e-linviolabilita-al-bio-laboratorio-di-trieste/
https://rumble.com/v29moi4-biolab-franco-fracassi.html