angeli del fango

Romagna: prove generali di “Controcrazia”

La bomba non ha preso la mia casa. Non ha preso neanche quelle delle mie figlie e dei miei vicini.
La bomba è scoppiata oltre il ponte del cavalcavia, a poche centinaia di metri dalla mia palazzina e
ha distrutto tutto: negozi, fabbriche, abitazioni, centri commerciali, aziende agricole.
Tutto.
D’altra parte stiamo parlando di bombe, di un atto di guerra, anche se non dichiarata.
La bomba di cui parlo non è stata la sola: migliaia di bombe della stessa forza sono state lanciate
su un vastissimo territorio, uno dei più belli e più ricchi d’Italia.
L’ubertosa Romagna, terra ricca di cibo e di grano, terra di divertimenti e di gioia.

Già, proprio la Romagna è stata colpita e non credo sia un caso.

In gergo comune vengono chiamate “bombe d’acqua” perché l’enorme quantità d’acqua che
contengono ha la stessa violenza, quando viene scagliata al suolo, di una bomba al tritolo.
In pochi giorni la terra si è allagata, le case sono state riempite da più di un metro d’acqua e tutto
il raccolto è andato distrutto. Gli animali sono stati salvati quasi prima degli umani, anche se molti
capi, soprattutto maiali, sono morti annegati.
Gli animali che sanno nuotare, come cavalli e mucche, si sono salvati da soli, perché le stalle,
intelligentemente, sono state (quasi tutte) lasciate aperte e le galline, che sanno volare, si sono
messe da sole in sicurezza sui tetti delle case.


E gli umani? Le persone hanno perso tutto nel giro di poche ore. Una specie di lento Vajont ha
invaso cittadine importanti e molto popolate come Faenza, Cesena, Forlì, Forlimpopoli e grossi
paesi come Santerno, Lugo, Bagnacavallo e tutte le aziende agricole che danno da mangiare a
quasi metà degli Italiani.
Credete sia un caso? Non lo credo affatto. Chiunque abbia studiato un po’ di strategia bellica sa
che una delle prime azioni di guerra che bisogna portare a termine è tagliare gli approvvigionamenti al nemico, cioè i viveri e i mezzi di sostentamento.
Lapalissiano, direi.
Da questo semplice ragionamento si deduce che il nemico siamo noi, poveri e ignari cittadini di
questo Stato che va “contro” i suoi stessi abitanti.

Per questo motivo parlo di “Controcrazia”, un neologismo che ho coniato per evidenziare come siano i politici, i sindaci, gli amministratori i primi colpevoli di questa tragedia.

Da anni ormai lavorano” contro” il proprio popolo, al servizio di entità sovranazionali che cercano di dominare l’intero pianeta.
Gli amministratori hanno preparato il terreno affinché la catastrofe avesse tutta la forza di
devastazione voluta; per decenni non hanno pulito i fossi, non hanno mantenuto efficaci gli argini
dei fiumi, non hanno fatto scoli adeguati né cabine di contenimento. Invece hanno promosso, con
la scusa del Green, tutta una serie di “piste ciclabili” proprio sugli argini dei fiumi, disboscando gli
alberi che sorgevano a tutela del terreno e buttando i tronchi, a centinaia, nei fiumi stessi,
impedendo così alle acque di defluire correttamente.
Apparentemente le “piste ciclabili” sembravano essere molto “ecologiche”, ma in realtà hanno
contribuito allo sfacelo.
I sindaci di tutti i comuni allagati, tranne poche eccezioni, si sono limitati a diramare bollettini
Meteo allarmistici, senza, peraltro, organizzare squadre di soccorso efficienti con mezzi dotati di
idrovore all’altezza della situazione.
La cosiddetta “Protezione Civile” si è fin resa ridicola, arrivando in un luogo da evacuare con
centinaia di persone infreddolite e spaventate, con una piccola Panda. Due persone e una Panda?
Cosa potevano fare con una Panda?

Per fortuna che lì c’era mia figlia con il furgone che ha caricato tutti, otto persone alla volta, e li ha
portati in sicurezza in una palestra lontana, allestita all’uopo.

Tutto delegato alla buona volontà del singolo.

Infine i politici, che si sono rintanati impauriti nelle loro sedi amministrative, senza proferire verbo
e cercando di scaricare la colpa sui contadini, sui piccoli artigiani e sulle industrie che non hanno
fatto abbastanza “prevenzione”.
Elicotteri e droni sono passati solo per fare servizi tg strappalacrime ma nessun elicottero che
fornisse acqua pulita o alimenti si è avvicinato alle case alluvionate, e la popolazione inerme è
stata lasciata da sola!
Questa non è più una regione di eccellenze da molti decenni, ma è intrisa (è proprio il caso di dirlo)
di patti con cosche mafiose, che hanno implementato una cementificazione selvaggia, sia chimica
che agroalimentare, senza nessuna veduta del futuro, nessun rispetto, nessuna remora morale. Ci
sono anziani abbandonati e bambini e adolescenti a cui non hanno nemmeno dato la Dad per non
perdere la scuola.
Può piovere ancora qui in Romagna e tutti continuano a spalare, a cercare gli ultimi animali morti
nei box e cercando di capire come procedere nei prossimi giorni.
Questo va detto per onore della verità!
Dalle colline sono venuti giù interi boschi e bisogna tener presente che, se non si risolvono i
problemi a monte, le persone sono condannate a riceverli, aggravati, a valle.
La Regione non fa manutenzione a strade e boschi da decenni e non permette ai privati di farla,
visto che impone richieste assurde di permessi anche solo per chiudere una buca.
In realtà non c’è stato nessun evento avverso, ma tutto è accaduto seguendo un copione
annunciato e ribadito da anni dal World Economic Forum.
Nonostante tutto questo, alla sordità degli Enti Pubblici ha fatto, da contraltare, il grido di
solidarietà scaturito, all’unisono, da tutti i Romagnoli, che non ci hanno pensato un secondo ad
inforcare pale e badili per andare a fare ciò che andava fatto. Senza discutere, a testa bassa, gente
di tutte le età e di ogni estrazione sociale si sono rimboccati le maniche e hanno spalato fango,
lavato panni, recuperato mobili, aiutato persone ad evacuare in luoghi più sicuri e consolato chi
aveva perso tutto.
I sorrisi dei ragazzi giovani, che finalmente hanno messo via il cellulare e si sono recati ad aiutare
rimarrà indelebile nella memoria di questi giorni. Il loro sorriso è arrivato fin nelle più lontane
campagne, nei casolari più sperduti, per dare una mano, per portare un pasto caldo, per lenire le
ferite.
I giovani di Romagna non sono tutti romagnoli, molti vengono dal Ghana, dalla Nigeria, dal
Marocco, ma si sentono tutti romagnoli.

Quello che non hanno calcolato i nostri politici corrotti è proprio l’amore.

Loro non lo vedono né sono in grado di calcolare l’effettiva forza di questo sentimento.
Gli uomini e le donne di Romagna hanno cantato tutti i giorni, a voci spiegate, “Romagna mia” per
aiutarsi nel durissimo lavoro che dovevano svolgere. Mi hanno ricordato i Gospel, i canti dei negri
deportati e schiavizzati nelle piantagioni di cotone degli Stati Uniti.
Ma qui il sorriso era diverso: i romagnoli si sono sfiancati di lavoro, ma hanno anche riso e giocato
e mangiato di gusto tutto il cibo che veniva loro offerto gratuitamente, con il sorriso sulle labbra
da chi poteva avere ancora un fornello su cui cucinare.
Le gare di solidarietà sono state innumerevoli, una più bella dell’altra e hanno rinforzato il sorriso
e la gioia condivisa di tutti.

Di fronte a questo dispiegamento di forze, di gioia e di sorrisi le autorità hanno vacillato. Che fare
per sottomettere i Romagnoli che non si sono piegati e che continuano a cantare e a ballare in
mezzo al disastro?
Ecco spuntare fuori, come da copione, la stessa soluzione già adottata per la Pandemenza: i
vaccini! I giornali di questi giorni, tutti al servizio della Controcrazia, hanno dato un ulteriore
allarme di possibili contagi a causa delle acque sporche e contaminate dalle carcasse dei pesci e
animali morti. L’unica soluzione è: VACCINATEVI!
Se non fosse tragico, sarebbe quasi comico.
Ma la gente di Romagna fa spallucce e continua a spalare fango. Ho notato una cosa che può
essere presa a simbolo di questa età assurda in cui stiamo vivendo: tutti i mobili antichi, le madie
delle nonne, i tavoli dell’ottocento, hanno resistito all’impatto delle acque e, anche se rivestiti
completamente di fango, una volta lavati e puliti, sono tornati alla bellezza di prima.
I mobili nuovi no.
I mobili comprati recentemente, le cucine super moderne, i divani firmati pagati fior di soldi si
sono disfatti senza nessuna possibilità di recupero, sfaldati irrimediabilmente e ridotti a poltiglia.
Un monito per i giovani? Un messaggio che ci giunge dal passato?
Ai posteri l’ardua sentenza.

Mirella Santamato
www.mirellasantamato.net

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