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Tornare in sé

| Redazione VITA |

Recensione del libro di Stefano Boni, Tornare in sé. Pandemia. Per una ripresa della coscienza sociale e della resistenza attiva, Torino, Nautilus, 2023, pp. 175

Penso che sarete tutti felici di leggere questo libro perché parla di noi: è il primo studio uscito in Italia sul movimento di opposizione al green pass.

L’autore, antropologo, professore all’università di Modena e attivista libertario, l’ha realizzato secondo il metodo delle interviste in profondità, a sedici attivisti.

I sette capitoli analizzano le motivazioni, l’organizzazione, la struttura, le attività e le idee del movimento. Dato che si tratta di esperienze e sentimenti che abbiamo vissuto tutti, vado direttamente a quello che è più di interesse per noi: la smentita delle accuse di fascismo e diffusione di false notizie, e l’analisi dell’originalità del movimento rispetto alle teorie e alle pratiche politiche tradizionali.

Quest’originalità riguarda la storia personale degli attivisti, che spesso si sono messi in gioco non per una lunga storia di militanza, ma per aver “sentito un’urgenza improcrastinabile non solo di dichiararsi contro ma di iniziare a mettere le basi per l’alternativa, spesso intesa come costruzione di autonomia”. Questo ha dato vita ad un’organizzazione orizzontale che rifiuta le gerarchie.

Ancora più importante, la lettura globale e coerente delle forme di oppressione attuali, che non limita la lotta alla concentrazione su di un solo tema (la gestione della finta pandemia, i “vaccini”, il clima, la guerra, la digitalizzazione sempre più diffusa, il 5G, l’ideologia dell’identità di genere…), ma è capace di connetterli per ottenere un quadro chiaro: si tratta delle diverse facce di un unico piano finalizzato al controllo totale e alla disumanizzazione.

Contro questo piano, la lotta si deve svolgere anche, anzi soprattutto, a livello interiore e spirituale, e questo costituisce l’innovazione più importante del movimento. Addirittura, la distanza tra i suoi membri e “buona parte della sinistra extra-parlamentare e dell’anarchismo” “ha completato il processo di esaurimento di senso e di efficacia dei percorsi, dei discorsi, degli strumenti politici propri dei movimenti sociali europei del Novecento”. L’autore conclude con l’appello ad “avere il coraggio e la schiettezza di osservare e ragionare sul conflitto pandemico: preannuncia le forme di dominio che subiremo e dà vita a embrionali alternative utopiche, fragili e contraddittorie, ma caratterizzate dalla centralità di un orientamento morale”.

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