VERSO UNA CULTURA ECO-LOGICA DELLA VITA

Cibo, medicina, territorio e identità, agricoltura contadina e paesaggio culturale
Amedeo Trezza

Nessun popolo può vivere fuori della bellezza. Può al massimo sopravvivere per qualche tempo. E
questa Europa, che mostra qui uno dei suoi volti più costanti, incessantemente si allontana dalla
bellezza. Per questo si agita e per questo morirà, se per lei la pace non significherà il ritorno alla
bellezza e la rivalutazione dell’amore.
A. Camus, Taccuini

  1. Cibo
    Il modo agroindustriale di produzione del cibo (idroponico, intensivo, ecc.) prevede un approccio
    chimico di tipo estrattivo dove vigono processi produttivi sganciati dal territorio, dove la terra non
    ha identità peculiare, cioè non è intercettata come un potenziale di biodiversità da far esprimere
    ma come semplice supporto materico a-contestuale per produrre cibo-merce (fino allo studio sulle
    colture sintetiche dei tessuti cellulari animali e vegetali per la realizzazione di cibi artificiali
    prodotti in vitro e quindi definitivamente svincolati dalla terra come luogo di generazione di
    processi vitali). Inoltre l’agroindustria passa per le necessarie tecnologie OGM (organismi
    geneticamente modificati) ed NBT (nuove tecniche di allevamento) dove il criterio è quello di
    intervenire nella sintassi genetica degli organismi vegetali e animali (e con lo stesso criterio poi
    altrove ciò accade anche in ambito medico sull’uomo) per ottenere ‘miglioramenti’ adattivi a fini
    produttivi, senza però calcolare l’inevitabile squilibrio sistemico complessivo che si va a produrre
    per effetto di una forzatura scompensativa in un singolo segmento di un processo molto più
    ampio. Al contrario, invece, l’evoluzione e la selezione naturale ci insegnano che lo stress
    ontogenetico di un organismo (ciò che accade nel corso della sua vita) induce un comportamento
    adattivo filogenetico dell’organismo stesso che si manifesta cioè in un lento ma sistemicamente
    corretto processo di inscrizione (codifica) sul proprio patrimonio genetico di quelle informazioni al
    fine di tramandarle alle generazioni successive a scopo adattivo.
    Questa descritta, detto in altri termini, non è altro che un’analisi corretta delle interazioni tra gli
    organismi e l’ambiente, ovvero null’altro che proprio il significato etimologico di ecologia, oikoslogos, discorso sull’ambiente, studio dell’ambiente.
  2. Medicina
    L’approccio diagnostico iperspecialistico, l’intervento lineare sul singolo sintomo e non
    sistemico/olistico, la prevenzione ridotta ormai solo a strategia vaccinale come risposta preventiva
    a ogni possibile malattia, hanno soppiantato ormai un approccio più evoluto che invece vorrebbe
    lavorare sulla mitigazione degli squilibri e sull’incremento complessivo della qualità della vita.
    L’approccio contemporaneo è in realtà però una chiusura verso la vita: non lavoro su di me ma il
    mio sforzo si concentra sull’eliminazione del ‘nemico’. L’approccio profillattico (di cui il vaccino è
    compiuta espressione) filosoficamente affonda le radici in una concezione vetero-antropocentrica
    in cui è sempre in atto una rimozione dell’altro, dell’inatteso considerato come antagonista da
    distruggere tenendolo lontano: mi preparo per evitare l’inatteso piuttosto che ricomprendere il
    patogeno nella natura delle cose, convivendo invece con esso e rafforzando il mio sistema
    immunitario per arrivare a non farmi nuocere da esso ma senza avere però la pretesa di eliminarlo
    definitivamente. Un approccio cognitivo evoluto lavora sull’equilibrio di un sistema complesso, sul
    riequilibrio di un sistema dinamico, non sulla pretesa di una sua chimerica unidirezionalità
    antropocentrica. Anche tutto questo è pensiero eco-logico.
  3. Territorio e identità culturale
    Invece la produzione del cibo non può essere svincolata da un approccio medico, un buon cibo è
    medicina preventiva nella misura in cui deve essere legato al territorio di produzione di cui è
    identitaria espressione: deve presumere una conoscenza del territorio, ovvero la genetica
    autoctona e la conoscenza degli equilibri dinamici di un sistema locale, perché questi due fattori
    inducono la contestualizzazione di una produzione di beni primari in un dato territorio. Solo così
    un cibo è sistemicamente sano e sostenibile e nutre coerentemente un organismo, sia
    spiritualmente che materialmente, in quel contesto culturale inserito. La relazione organica tra
    cibo e salute è strettissima perché un cibo sano, interagendo e nutrendo il microbiota umano, è la
    condizione di partenza per un buon funzionamento e potenziamento del sistema immunitario,
    cioè della capacità di autodifesa del nostro organismo. Per questo la relazione tra territorio (inteso
    in senso lato come identità geografico-culturale di una comunità) e sistema immunitario (inteso in
    senso lato come stato di salute del nostro organismo biologico) è strettissima, perché territorio e
    sistema immunitario si rimandano l’un l’altro: in termini di matrici possiamo dire che territorio e
    sistema immunitario sono una duplice inscrizione dell’uno sull’altro e viceversa, in questo senso
    l’uomo è ciò che mangia e il paesaggio è espressione dell’abitare dell’uomo. Il cibo diventa così
    vero e proprio linguaggio identitario di una comunità, supera la sua funzione primaria di nutrizione
    e di cura preventiva manifestandosi nei termini di patrimonio immateriale di una comunità.
  4. Cultura della bellezza tra Agricoltura contadina ed Ecologia della mente
    Per forza di cose è evidente come gli attori di questi processi culturali e produttivi di qualità non
    possono essere le grandi imprese agro-industriali ma sono da individuare nel tessuto sociale rurale
    dei piccoli e piccolissimi coltivatori e allevatori, spesso micro-aziende a carattere familiare e
    talvolta nemmeno riconosciute, che formano il vero tessuto produttivo di tante eccellenze locali e
    che custodiscono la gran parte del patrimonio genetico vegetale e zootecnico nazionale. Quasi
    sempre queste micro-realtà sono dislocate nelle aree interne del nostro territorio, in aree
    montane e disagiate, e per questo la loro esistenza, oltre a tenere in vita borghi e territori che
    soffrono un trend inarrestabile di spopolamento, costituiscono un vero e proprio presidio di tutela
    e di cura delle aree interne, con importanti ricadute di carattere antropologico ed estetico,
    prim’ancora che sociologico ed economico: un territorio sano è un territorio bello. La cultura della
    bellezza è questione centrale nel tema della tutela dei paesaggi culturali e più in generale dei
    patrimoni culturali, così come concepiti e assunti nella Convenzione quadro del Consiglio d’Europa
    sul valore del patrimonio culturale per la società (Convenzione di Faro), la cui recente ratifica
    italiana (solo del 2020) ci apre la possibilità di occuparcene anche a livello europeo.
    Una nostra priorità sarà quindi dare profondità alla proposta di legge sulla tutela e promozione di
    un’agricoltura contadina, sia a livello nazionale che in contesto europeo, al fine di favorire nuove
    opportunità di sviluppo rurale diffuso a piccola scala e di conseguenza proteggere la bellezza e
    l’efficienza dei paesaggi culturali del nostro territorio, frutti dell’interazione tra una fitta rete di
    produzioni sostenibili a piccola scala e una parallela tutela ambientale delle riserve di potenziale:
    uno sviluppo virtuoso in cui si accresce il potenziale senza intaccare la riserva di potenziale. In
    piena sintonia con l’approccio dell’ecologo americano Gregory Bateson, che già negli anni Settanta
    inaugurò quella stagione di ricerca che va sotto il nome di ecologia della mente e che oggi è troppo
    superficialmente inflazionato.
  5. Europa
    La dimensione e la prospettiva europea in cui affrontare i temi del patrimonio culturale (ovvero
    nella Convenzione di Faro) e la tutela del paesaggio (ovvero nella Convenzione europea del
    Paesaggio), la battaglia contro la globalizzazione (oggi ad esempio il TTIP), contro gli OGM e gli NBT
    e le politiche sanitarie non devono limitarci a dichiarare l’uscita dall’Euro e dalla Comunità
    europea così come concepita, non devono farci rinunciare all’Europa ma devono suggerirci al
    contrario una visione a campo largo in cui recuperare i valori europei della nostra civiltà, al
    contempo rifiutando con forza ed intransigenza questo finto europeismo atlantista dei mercati che
    è solo pretesto per le lobby per la mortificazione delle comunità nazionali (l’Europa di Maastricht,
    per intenderci). Allo stesso tempo dobbiamo muoverci invece nella direzione di una Europa dei
    popoli indipendente e sovrana, una Europa insieme mediterranea ed indoeuropea, che guarda alla
    pace e alla bellezza così come alla trascendenza, trasversale alle categorie democratico-borghesi di
    destra e sinistra, così come la sognavano rispettivamente ad esempio, tra i tanti, proprio A. Camus
    da una parte e A. Romualdi da un’altra.
  6. Oikos-logos
    Ora quindi vediamo chiaramente come proprio per questo motivo la questione europea, i concetti
    di sovranità alimentare, di autodeterminazione economico-monetaria e geopolitica della comunità
    di appartenenza, di identità culturale dei popoli, di tutela e valorizzazione delle piccole realtà
    contadine, la cultura della bellezza e dello spirito come centrali per un rifondazione del sistema
    educativo dei giovani (scolastico e universitario), strettamente interconnessi ai temi della medicina
    preventiva, della tutela della sacralità del corpo e della produzione sana di beni primari, della
    salvaguardia del paesaggio e delle comunità rurali, sono soltanto declinazioni particolari di una
    sola visione ECOLOGICA del mondo che li sottende e che possiamo definire come CULTURA DELLA
    VITA, dove il fenomeno della vita non si esaurisce nell’espletamento delle sole funzioni biologiche
    ma è inteso in senso molto più ampio, da cui muovere per ricominciare a frequentare una
    dimensione etica ed estetica della trascendenza, a partire proprio da un rinnovato rapporto con la
    terra intesa non nichilisticamente e materialisticamente soltanto come suolo, bensì come
    appartenenza identitaria, heimat, la casa di una comunità: ancora una volta un pensiero
    radicalmente (etimologicamente) ecologico (oikos=casa/ambiente, logos=discorso).

GUARDA IL VIDEO https://youtu.be/O8QD8DeflT0

Ti è piaciuto l’articolo? Condivilo sui social

Autore dell’articolo