cinque domande a Franco Tassi sugli orsi in Trentino

Vita da Orsi #1

Intervista a Franco Tassi. Cinque domande sull’orso alpino al fondatore del gruppo Orso Italia.
A cura di Carlo Papalini, Domenico D’Amico e Manuela Serantoni

Chi è Franco Tassi?
Naturalista di vocazione, Giornalista ed Ecologo, è stato per lungo tempo il Direttore Soprintendente del Parco Nazionale d’Abruzzo, salvandolo dalla rovina e portandolo alla ribalta internazionale (1969-2002). E in tale veste si è occupato a fondo anche degli Orsi, producendo una quantità di studi, articoli, monografie e documentari.


Il recente caso della morte di Amarena in Abruzzo è legato a filo doppio con la sorte dell’Orsa JJ4 in Trentino. Cosa pensa della gestione della popolazione degli orsi in Trentino?
Mi sembra ormai chiusa in un vicolo cieco, a causa di di interventi ed errori sempre più lontani dal comportamento attento, equilibrato e competente che ci si aspetterebbe da un territorio evoluto e da poteri pubblici al passo con i tempi. Nello storico Convegno tenuto al Museo di Trento nel 1979, con Gino Tomasi e Franco Pedrotti, avevamo dato precise indicazioni su come procedere: ma la strada poi seguita è stata purtroppo assai diversa.


Una situazione intollerabile e crudele: al Casteller di Trento gli orsi sono tenuti prigionieri, in gabbie di cemento di pochi metri quadrati.
Si tratta di barbarie assoluta, un metodo inaccettabile che li fa soffrire, e finisce col farli impazzire. Come affermava Albert Schweitzer: “E’ la capacità dell’uomo di simpatizzare con tutte le creature, che fa di lui veramente un uomo”.
Qui si stanno impunemente perpetrando, davanti agli occhi di tutti, gravi maltrattamenti agli animali. Esisteranno, o no, Giudici capaci di perseguire, e bloccare tali comportamenti?

Parchi tematici o eco-zoo vengono rappresentati come una possibile soluzione, lo sono davvero? O sono piuttosto formule nuovamente create a misura d’uomo e non di animale?
Certo sarebbe un miglioramento rispetto all’atroce situazione attuale, ma in un pensionato per plantigradi anziani e malati perderebbero carattere e identità, e scomparirebbe la memoria storica di questa vicenda, che rappresenta invece una vera e propria “battaglia di civiltà”. Ma perché poi sottrarre animali giovani e sani alla loro vita naturale?


Crede allora che sarebbe possibile, in Trentino, rimettere gli orsi in libertà in quota?
Un “Ricondizionamento alla vita selvatica” di animali detenuti per un certo tempo in cattività non sarebbe del tutto impossibile, ma richiederebbe attenzione e impegno. Da un lato, non vanno abbandonati alimenti accessibili e rifiuti commestibili accanto ai paesi, e dall’altro occorre proteggere il bestiame domestico con dissuasori, e soprattutto con l’opera preziosa dei Cani da Pastore Abruzzesi.

Al tempo stesso, si deve offrire altrove cibo abbondante (come frutta, o granturco), spingendo sempre più gli Orsi verso le zone più solitarie e remote.

E poi, vanno lasciati vivere in pace la loro vita da Orsi.

Noi lo avevamo fatto per decenni al Parco d’Abruzzo, con interventi mirati come la “Campagna Alimentare”, la famosa “Operazione Mela Orso”, e poi l’azione “In bocca all’Orso”, con risultati davvero eccellenti.
Quello che non si capisce è perché mai ci si guardi bene, oggi, dall’applicare questo metodo indolore, efficace e conveniente da ogni punto di vista.

Esistono davvero gli orsi problematici? O orsi confidenti?
Quello degli Orsi definiti in modo equivoco “problematici” o “confidenti” è un falso problema provocato dall’uomo, che li rende “viziati”, ovvero “deviati” (spoiled). E’ lui, e solo lui, il vero essere “problematico”, che dovrebbe modificare i propri comportamenti. In una situazione normale, l’Orso non assocerebbe mai l’uomo al cibo, ma al fastidio e al pericolo, e tenderebbe sempre a evitarlo. Tuttavia, se per una serie di motivi trova comodo avvicinarsi a un lauto pasto, facile da conquistare (rifiuti alimentari, o animali domestici poco sorvegliati), finisce per cambiare abitudini, e ne approfitta. Ma a questo punto non va abbattuto, né catturato, né torturato. Basterebbe offrirgli altrove il cibo, perché, come ribadiva l’esperto americano Earl Gustkey, “Una verità fondamentale sull’Orso, è che lui non si trova mai troppo lontano dal suo prossimo pasto”.
Il Trentino, che aveva abbattuto fino all’ultimo i propri Orsi, e poi aveva voluto reintrodurli, deve affrontare oggi una nuova sfida: sarà capace di accettarli, e convivere con loro in armonia?

Questa è la vera strada maestra, non facile ma inevitabile, da imboccare per il futuro … Dal fermento di iniziative che vediamo moltiplicarsi a favore della vita selvatica, noi vogliamo sperare che un diverso Trentino, più vicino alla natura, sia possibile.

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