Libertà e psiche. Ricordi, riflessioni e prospettive. Quattro psicologi raccontano

Libertà e psiche. Ricordi, riflessioni e prospettive. Quattro psicologi raccontano

Clara Emanuela Curtotti (a cura di), Libertà e psiche. Ricordi, riflessioni e prospettive. Quattro psicologi raccontano

Gli autori di questo libro, i cui diritti saranno devoluti a Corvelva, utilizzano l’immagine dell’albero per descriverne il contenuto e gli obiettivi: mettere radici ripercorrendo brevemente la storia della loro professione, e a partire dal tronco, in cui “hanno sede tutte le difficoltà, i dubbi, i nodi, le criticità, le riflessioni e le potenzialità presenti in ogni singolo ramo”, arrivare a far nascere nuove prospettive per il futuro, come gemme sui rami. La prima parte è quindi dedicata a fare il punto della situazione, la seconda a delineare nuovi percorsi possibili. 

Nella prima parte vengono ricordate, tra l’altro, la legge Ossicini del 1989, con cui è stato definito il ruolo professionale di psicologo in Italia e si è istituito l’Albo degli Psicologi; la critica di Ossicini alla visione medico-organicistica della disciplina, e la legge Lorenzin, che ha classificato la professione psicologica tra le professioni sanitarie. Questo è stato visto da molti psicologi come un successo, ma in realtà ha segnato “l’asservimento alle politiche di stato” della professione. La visione medica e burocratica del proprio lavoro da parte della maggioranza degli psicologi spiega la loro adesione acritica alle disastrose politiche governative e al “preciso progetto di implementazione dello ‘psicologo di stato’ da parte delle istituzioni”.   

Nella seconda parte, Clara Emanuela Curtotti ci ricorda il legame tra l’amore e la verità e riprende le riflessioni di Edith Stein sull’empatia per affermare vigorosamente:

“E’ ora che la psicologia esca una volta per tutte da quel modello medico-sanitario organicista che ne ha condizionato le origini identitarie e si riappropri dell’empatia intesa come componente imprescindibile”.

Ma non basta: sempre sulla scia del pensiero di Edith Stein, questa volta sulla “comunità”, la psicologia deve “riappropriarsi anche di tale concetto in una più ampia visione non solo olistica dell’individuo, ma anche ecologica della complessità con cui interagiscono tutti i sistemi di appartenenza dell’essere umano”.

Questa complessità, espressa dal concetto di “sistema”, è il tema del capitolo “Prospettive per un approccio sistemico” di Erica Varoli.

“Il passaggio, il cambiamento radicale, da una visione meccanicistica a una sistemica è fondamentale in ogni aspetto della vita ed è la rivoluzione a cui siamo chiamati oggi”.

In psicologia, l’ecopsicologia ha già sviluppato una visione sistemica, articolata su tre livelli: individuale, sociale e ambientale, e fondata sullo sviluppo della capacità di riconoscere le interconnessioni tra gli aspetti della nostra personalità, tra noi stessi e gli altri, e tra gli esseri umani e le altre forme di vita sulla Terra. Sembrerebbe terribilmente impegnativo, ma in realtà “non abbiamo nulla di nuovo da imparare. L’invito è di riscoprire e far emergere ciò che già risiede come potenziale dentro ognuno di noi”.    

I capitoli “Appunti e disappunti: per una nuova scienza” di Paolo Rolfo e “Di fiore in fiore” di Laura Maria De Capitani sono più personali: Rolfo prende spunto dalla sua esperienza della malattia da covid per parlare della necessità di un approccio basato non sul contenimento, ma sul “collaborare con l’inevitabile”, “una sorta di danza con le ‘forze avverse’ dove l’intreccio delle energie produca nuove forme dialettiche, impulso per dare origine a nuove e creative sintesi”. De Capitani racconta una scena di vita familiare ai tempi della discriminazione dando ai personaggi nomi dei fiori di Bach, in omaggio allo scienziato. 

Il libro è completato dalla prefazione di don Emanuele Personeni, che ricorda l’importanza della dimensione spirituale e l’urgenza della necessità di recuperarla, e dalla postfazione di Davide Tutino, che si sofferma brevemente sul carattere iniziale e sulla difficoltà, ma insieme sull’inevitabilità, del percorso intrapreso da chi ha scelto di disobbedire e diventare “la pietra scartata dai costruttori” (ma che poi “è diventata la pietra d’angolo”: Salmo 22 dell’Antico Testamento).