Partiamo da Adamo ed Eva!

Prosegue il racconto di Mirella Santamato sulle trappole invisibili che ci impediscono di amare. Se hai perso il primo articolo, leggilo qui!

Proseguendo il ragionamento, quanto è antica questa distorsione dell’amore?

Bisogna partire davvero da molto lontano, da quel biblico pensiero che ha forgiato le nostre menti europee in modo totale.

Partiamo, quindi, da uno dei punti culturalmente più forti della nostra tradizione, che si rifà alla visione biblica, e partiamo proprio da lì dove compaiono per la prima volta i protagonisti della nostra storia, cioè il primo Uomo e la prima Donna. Non a caso, ancora oggi si dice comunemente a proposito di un discorso preso molto indietro nel tempo, che si comincia da “Adamo ed Eva”.

Anch’io ho intenzione di cominciare proprio da loro, da Adamo ed Eva, letteralmente.

La premessa obbligatoria a tutto ciò che segue (e che ripeto ancora) è che è mia intenzione trattare solo ed esclusivamente i concetti distillati dal sentire comune e popolare, quei concetti, tanto per intenderci, che hanno le persone che non sanno, con una cultura media e non specifica e che si muovono su questi punti con semplicità e ingenuità.

Siccome queste persone rappresentano numericamente la maggioranza degli esseri umani, e ci viviamo quotidianamente in mezzo, mi sembra corretto proprio partire da questi elementi culturali di base, visto che è proprio in ciò che è comune, quotidiano, ovvio, si nascondono le trappole di cui si occupa questa disamina.

Per un attimo, quindi, prendiamo la Genesi alla lettera, come ci è stata tramandata nella versione più diffusa (1).

Le parole testuali sono: Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò. (Genesi 1,1/27)

Da queste primissime parole parrebbe che Dio non abbia fatto discriminazioni tra gli esseri umani maschi e gli esseri umani femmine.

E se ci fosse stato un tempo in cui regnava veramente Amore?

Sarebbe stato, senza dubbio, un vero Paradiso Terrestre. E se il Paradiso Terrestre fosse veramente esistito?

Se così fosse, dobbiamo ipotizzare che, in quel lontanissimo tempo, gli uomini e le donne si amassero reciprocamente, senza veli e senza pudori, con totale semplicità di cuore.

Come suonano queste parole dentro di voi? Sentite una vaga eco di “ricordo” fugace?

A di là delle congetture, noi tutti abbiamo questo impalpabile sentore di estasi e di appagamento possibili. Un vago ricordo del calore del liquido amniotico? Tutte le ipotesi possono essere valide, ma ciò che mi interessa puntualizzare è l’importanza della sensazione in sé.

Se questa sensazione che tutti noi abbiamo fosse vera? Allora dovremmo presupporre che da qualche parte del nostro essere esista almeno questa possibilità. Ci è rimasta dentro in forma rimossa, quasi sognata, ma è comunque questa chimera che noi andiamo rincorrendo ogni volta che ci innamoriamo di qualcuno.

L’amore è illusione, dicono i poeti, ma gli strani come me o come voi potrebbero forse dire: “E se fosse possibile”?

Che cosa è, in fondo, quello che definiamo “colpo di fulmine”, se non l’improvvisa, repentina sorpresa di trovarsi di fronte all’Amore, alla Divina Conoscenza, all’energia Universale?

Come mai nessuno ipotizza la possibilità di accesso ad un tale stato mentale e spirituale, pur se quasi tutti gli uomini e le donne lo hanno sperimentato sulla loro pelle? Sembra incredibile: riusciamo a credere possibile, anzi probabile, lo sbarco degli UFO, o diamo credito ai più strani fenomeni di magia (la gente che si rivolge a maghi improvvisati e veggenti di dubbia origine è in pauroso aumento), riusciamo a credere possibile che nelle fogne di New York alberghino alligatori bianchi, eppure ciò che ognuno di noi, ripeto, ognuno di noi ha sentito nelle proprie viscere, no, quello lo consideriamo “non vero”.

Se non fosse tragico, sarebbe quasi comico.

Io sono convinta invece, che esista una strada di ritorno, una strada che ci riporti stabilmente a quello stato di purezza e di luce profonda che riusciamo solo ad intravedere quando ci innamoriamo. In altre parole, sono convinta che sia possibile vivere molte e molte volte lo stesso stato di Grazia con la persona che ha scelto di fare, insieme a noi, lo stesso cammino di amore e di verità.

Che cosa è successo, allora, in quel lontano tempo che ha originato tutta la catastrofe di oggi?

Torniamo di nuovo alla Genesi: Adamo ed Eva sono felici nell’Eden, fino a che Eva non dà la mela ad Adamo e…

Intanto, perché Eva dà la mela ad Adamo?

Per millenni, praticamente fino ad oggi, le donne sono state, più o meno larvatamente, “accusate” dagli uomini di essere le colpevoli della loro perdizione. Molte Religioni di stampo patriarcale (Cristiana, Cattolica, Musulmana, Ebraica ecc…) hanno fatto di questo un vessillo, costringendo le donne a vita subordinata, in molti casi, umiliante e schiavizzante, perché, in  qualche modo, ritenute “colpevoli” di qualcosa tremenda e indicibile. Nessuno, però, si è mai chiesto perché sia stata proprio Eva a dare la “mela” ad Adamo.

La risposta è forse la più semplice tra tutte quelle che riusciamo a trovare, semplice come tutte le verità: solo Eva la possedeva.

La “mela” è di Eva, appartiene al corpo e all’anima di Eva, e solo lei è in grado (o era in grado) di darla ad Adamo.

Punto e basta.

La “mela” era l’eterno femminino, il divino femminile, la parte femminile dell’anima di ogni essere umano, alla quale anela ricongiungersi ogni persona in ricerca di armonia.

La verità è sempre così semplice, così evidente davanti agli occhi eppure non si riesce a vederla. Che ci piaccia o meno, questa è la ragione più facile, che evidenzia una verità tremenda, come tutte le verità.

Se così è, da qui scaturisce tutto l’immenso inganno che ci siamo portati dietro da migliaia di anni e che ancora oggi dilania il cuore di mille Eve e di mille Adami.

Tutto ha origine da questo magnifico e spaventoso dato di fatto: Eva possiede la “mela” e solo lei la può dare ad Adamo.

Lungi dall’essere colpevole, Eva ha il merito di aver consentito ad Adamo di mangiare la mela. Il punto d’ indagine è capire esattamente di che “mela” si tratti. La Genesi dice: il frutto della Conoscenza.

Esatto: il frutto della Conoscenza. Di che cosa? La risposta è talmente semplice da diventare banale: la Conoscenza del Bene e del Male, cioè la Conoscenza della Vita. A questo punto appare evidente che lo scopo ultimo della Vita è la Conoscenza della Vita stessa, come se l’eterna domanda umana già qui ricevesse una risposta confortante.

1 Per approfondire questi concetti, si invita il lettore a consultare anche la cosiddetta Bibbia di Gerusalemme, approvata dalla Chiesa, ma non divulgata come quella che conosciamo.

To be continued…